La siccità 2022-2023: cause, aree interessate ed evoluzione in atto
Un evento siccitoso con ricorrenza secolare ha colpito l’Italia settentrionale dal gennaio 2022 ed è tutt’oggi causa di inquietudine non solo per gli agricoltori ma anche per gli altri utenti delle risorse idriche (civili, turistici, industriali, ecc.). In questo scritto ci si propone di delimitare l’areale interessato dalla siccità e di descrivere alcuni interventi tattici e strategici atti ad incrementare la resilienza del nostro sistema rispetto all’evento in atto e a eventi siccitosi futuri
Per valutare gli impatti dell’evento siccitoso in corso sul nostro sistema agricolo occorre valutare tanto la siccità idrologica quanto quella agronomica. La siccità idrologica si riferisce alla carenza idrica nel sistema idrografico (ghiacciai, nevai, laghi, fiumi, falde) mentre la siccità agronomica si riferisce allo stato delle riserve idriche nello strato esplorato dalle radici delle colture.
Quest’ultimo può essere determinato con un semplice modello di bilancio idrico che consideri gli apporti (precipitazioni, irrigazione, risalita di falda) e le perdite (evapotraspirazione, infiltrazione profonda, ruscellamento, pioggia evaporata dalle superfici). Si noti anche che gli effetti della siccità idrologica si propagano attraverso il sistema idrografico andando a colpire zone non direttamente interessate dall’evento siccitoso.
Si pensi ad esempio al fatto che una siccità che ha colpito il Nordovest italiano ha avuto effetti anche sugli imprenditori agricoltori che operano più ad est e che utilizzano l’acqua del Po per irrigare i propri campi. Per esempio, gli utenti del Consorzio di bonifica Navarolo, della bonifica Parmigiana Moglia e del Canale Emiliano Romagnolo.
Per riflettere sull’evento siccitoso in corso si deve anche considerare il fatto che l’Italia è particolarmente ricca di precipitazioni, come si coglie dalla tabella 1. Tale ricchezza deriva dalla presenza di svariati fattori favorevoli alle precipitazioni stesse, fra cui il principale è senza dubbio la collocazione del nostro Paese nel bacino del Mediterraneo, sede di masse d’aria caldo-umida fonte di umidità per le perturbazioni quali le saccature atlantiche, i vortici mediterranei, ecc…
Tali perturbazioni si scatenano quando masse d’aria più fredda, come l’aria polare continentale e marittima, o l’aria artica, giungono dalle relative regioni sorgenti guidate dalla circolazione atmosferica. All’abbondanza delle precipitazioni contribuisce poi in modo determinante l’imponente orografia alpina e appenninica, favorevole all’instaurarsi dei meccanismi precipitativi orografici. In altri termini le montagne si rivelano un efficacissimo sistema per estrarre umidità dalla circolazione generale.
Periodo | Nord | Centro | Sud | Italia |
Media 1973-2022 | 1010 | 812 | 711 | 876 |
Media 1991-2020 | 1046 | 822 | 727 | 899 |
Anno 2022 | 764 | 763 | 654 | 736 |
Anomalia del 2022 sulla media 1991-2020 | -27% | -7% | -10% | -18% |
Tabella 1: Precipitazioni medie sull’Italia (millimetri)
Analisi meteo-climatica dell’evento siccitoso
L’evento si è fin qui qualificato per una serie di aspetti chiave che sono qui di seguito elencati.
Anzitutto la causa dell’evento siccitoso in atto è da ricercarsi in un grande promontorio anticiclonico subtropicale atlantico di blocco[1] che ha dominato in maniera anomala l’areale europeo nel 2022, spingendosi fino a interessare l’areale danubiana.
Fra i principali fenomeni associati a tali condizioni circolatorie sono da annoverare i molti giorni soleggiati e le temperature superiori alla norma che hanno accresciuto i consumi idrici delle colture: a livello italiano e con riferimento alla serie storica 1973-2022 di fonte GSOD[2] (Global Surface Summary of the Day), l’estate 2022 è stata infatti la più calda dopo quella del 2003. Si noti anche che nel 2023 l’anticiclone di blocco non si è ripresentato se non a febbraio, il che induce a un cauto ottimismo sulle prospettive della stagione agricola in corso.
Si noti inoltre che la siccità al Nord ha avuto inizio nel gennaio 2022, mentre il Centro e il Sud non sono interessati dall’evento con l’eccezione di alcune aree della Sicilia, della Calabria e del Lazio. Ad esempio, a Milano dal 1° gennaio 222022 al 31 marzo 2023 erano attesi 1178 mm e ne sono caduti 515 (-56%), con una sequenza di ben 11 mesi (da dicembre 2021 a ottobre 2022) con precipitazioni sensibilmente inferiori alla norma e solo 3 mesi su 15 con precipitazioni nella norma (novembre e dicembre 2022, gennaio 2023).
Il livello di anomalia dell’evento è desumibile dall’analisi di 29 serie pluviometriche secolari, da cui emerge che per il Nordovest quella in corso è la peggior siccità da quando disponiamo di dati (1764), seguita dalla siccità del 1921 (gennaio 1921-marzo 1922). Sul Nordest invece l’analisi di serie con inizio nel 1800 evidenzia 7 casi peggiori rispetto a quello in corso (anno più negativo il 1834), al Centro 10 casi peggiori (inizio serie: 1782; anno più negativo il 1834) e infine al Sud 19 casi peggiori (inizio serie; 1797; anno più negativo il 1989).
Per un’analisi di maggior dettaglio si rinvia all’articolo “La Siccità 2022-2023: analisi del fenomeno aggiornata ad aprile 2023”[3].
Gli eventi pluviometrici più recenti
Da quando è in atto la siccità sono impegnato ad analizzare con continuità i fenomeni circolatori a scala sinottica e a mesoscala e le relative conseguenze in termini di temperature e precipitazioni.
Qui di seguito riporto alcune riflessioni sulla perturbazione transitata fra il 29 aprile e il 3 maggio, in occasione della quale il mio pluviometro sito a Milano in zona Solari ha registrato solo 16 mm, davvero poco rispetto alle attese.
Analoga delusione è stata di tanti agricoltori abituati a effettuare misure pluviometriche in azienda: sulla pianura lombarda sono caduti infatti fra 10 e 30 mm, allontanando ancora una volta il pieno superamento della siccità agronomica, riferita cioè alle riserve idriche stoccate nei suoli. Tuttavia, i dati raccolti dai servizi meteorologici regionali di Piemonte e Lombardia mostrano che in montagna le cose sono andate assai meglio. Più in particolare sulla montagna lombarda sono caduti da 20 a 70 mm con massimi nei bacini del lago di Como e Maggiore (figura 1) mentre sul Piemonte precipitazioni di oltre 80 mm hanno interessato la fascia prealpina con massimi superiori ai 100 mm (aree in viola nella figura 2) nelle provincie di Cuneo e Torino.
Le precipitazioni sono risultate nevose sopra i 1500 – 1800 metri, il che è tipico della tarda primavera e limita purtroppo l’accumulo di riserve in forma di neve. Positivo è comunque il fatto che i livelli dei laghi Maggiore, di Como e d’Iseo siano rientrati nella norma mentre ancora molto inferiore alla norma è il livello del lago di Garda[4], il che non cessa di destare preoccupazione[5].
Purtroppo, la ricomparsa delle piogge è stata anche accompagnata dall’evento alluvionale provocato dal torrente Lamone e che ha colpito la provincia di Ravenna. Dall’analisi dei dati orari di pioggia registrati dalle stazioni del Servizio Meteorologico di ARPA Emilia Romagna si evidenzia che a differenza di quanto ad esempio accaduto nell’alluvione delle Marche, in cui la pioggia alluvionale fu intensissima (con picchi di oltre 20 mm in 15’) e concentrata fra le 15 e le 20 del 15 settembre 2022, il fenomeno avvenuto in Romagna ha presentato un’intensità oraria molto più modesta (con picchi di 14 mm l’ora) ma ha manifestato una lunga persistenza nel tempo del sistema precipitante: dal mezzogiorno del primo maggio alle 4 del mattino del 3 maggio.
Tendenze a medio e lungo termine
In meteorologia le previsioni a medio termine coprono un periodo di 10-15 giorni in avanti rispetto alla data di emissione mentre quelle a lungo termine arrivano fino a 3-6 mesi. Le previsioni a medio termine indicano che per i prossimi giorni è atteso il temporaneo riaffermarsi di un promontorio anticiclonico a ovest della nostra area che però avrà breve durata. Infatti, le carte previste a medio termine pronosticano il transito di 2 perturbazioni, centrate rispettivamente sul 7 e sul 10 maggio, alle quali farà seguito un fase di variabilità atlantica con temperature che dovrebbero mantenersi su valori prossimi alla norma fino al 22 maggio.
Spontanea è poi la domanda su cosa accadrà la prossima estate, per rispondere alla quale si deve anzitutto dire che le previsioni quantitative di precipitazione hanno un’attendibilità sufficiente per l’uso operativo che mediamente è di 4-7 giorni, oltre i quali non si può parlare che di una generica tendenza. Per superare la barriera dei 4-7 giorni ci aiuta però la climatologia, la quale ci dice che in fatto di precipitazioni al Nord abbiamo di fronte a noi un mese di norma molto ricco (maggio) e uno di norma ricco (giugno), il che induce ad un cauto ottimismo.
Adattamento alla siccità
Occorre anzitutto dire con chiarezza che oggi al Nord non possiamo permetterci di sprecare neppure una goccia d’acqua e che l’acqua dev’essere utilizzata con estrema parsimonia. Ciò detto l’agronomia e l’idrologia dispongono di una panoplia di metodi utili a gestire in modo razionale la risorsa idrica. Di seguito elenco alcuni di questi metodi, ovviamente da declinare localmente fino a livello di singolo campo.
- Effettuare bilanci idrici giornalieri in tempo reale a livello aziendale e per le diverse colture praticate.
- Favorire l’accumulo di acqua nel terreno con idonee sistemazioni idraulico-agrarie.
- Adottare specie e varietà coltivare tolleranti alla siccità.
- Adottare strategie di miglioramento genetico per la resistenza alla siccità.
- Ove possibile adottare sistemi irrigui più efficienti rispetto ai tradizionali sistemi a scorrimento.
- Tarare gli irrigatori per ottenere distribuzioni più regolari a livello di campo (Borin, 2022).
- Estendere le pratiche di agricoltura conservativa volte a conservare la risorsa idrica.
- Adottare ove economicamente sostenibili i sistemi di irrigazione di precisione.
- evitare di invocare ad ogni piè sospinto la dissalazione dell’acqua marina, dati gli altissimi costi che tale pratica comporta. Molto meglio mirare a sviluppare un sistema di invasi in grado di renderci più resilienti rispetto ad eventi siccitosi futuri (ciò vale ad esempio per la città di Genova, che ha alle spalle uno spartiacque appenninico ricchissimo di precipitazioni che attendono solo di essere raccolte)
- ripensare ai sistemi di stoccaggio idrico a livello aziendale, comprensoriale e a scala di bacino dimensionandoli in modo adeguato alla luce delle necessità attuali e previste.
Conclusioni
In tema di gestione delle risorse idriche fondata sull’analisi quantitativa delle serie pluviometriche è utile ricordare gli scritti e le opere dell’illustre ingegnere idraulico Angelo Omodeo (Mortara 1876 – Polpenazze del Garda 1941). Omodeo individuò con grande lungimiranza la gestione razionale delle risorse idriche come perno dello sviluppo economico del Paese e a lui si devono dighe[6] che ancor oggi garantiscono sicurezza negli approvvigionamenti idrici in molte aree dell’Italia (Mariani, 2021). Nel 2021 la figura di Angelo Omodeo fu rievocata in un convegno organizzato da Società agraria di Lombardia e Museo Lombardo di Storia dell’agricoltura, ai cui atti liberamente disponibili in rete[7] rinvio i lettori per ulteriori dettagli.
NOTE
[1] Un anticiclone è definito di blocco in quanto “blocca” la normale circolazione da ovest verso est impedendo alle umide e miti correnti atlantiche di raggiungere la nostra area.
[2] Per maggiori informazioni, si veda https://www.ncei.noaa.gov/access/metadata/landing-page/bin/iso?id=gov.noaa.ncdc:C00516
[3] Vedi https://www.agrariansciences.it/2023/04/la-siccita-2022-2023-analisi-del.html e http://www.climatemonitor.it/?p=58047
[4] Per maggiori informazioni, si veda https://www.laghi.net/
[5] Le riserve idriche stoccate nei laghi Maggiore e di Como sono rientrate nella norma grazie sia alla buona piovosità di novembre, dicembre e gennaio sia alle piogge cadute fra aprile e i primi di maggio (queste ultime essenziali nel recupero del livello del Verbano, interessato fino a metà inverno da lavori allo sbarramento della Miorina che ne hanno condizionato la regolazione).
[6] Il lago Omodeo in Sardegna su cui si fonda la risicoltura dell’oristanese, i laghi della Sila che irrigano la piana di Crotone, ecc. ecc.