L’antimicrobico resistenza: il contributo della Medicina Veterinaria
Si teme un’escalation globale del fenomeno che colpisce uomini e animali, tale da raggiungere annualmente alcune decine di milioni di decessi nel volgere di pochi anni. Forte l’impegno della medicina veterinaria in tal senso, con misure mirate e risultati tangibili
Un’altra pandemia lenta e inesorabile minaccia la salute di uomini e animali: quella della resistenza antimicrobica (AMR), silenzioso ma pericolosissimo fenomeno che procede e cresce in maniera incessante. Questa anomalia sanitaria, che non è altro che una resistenza del microbo all’azione distruttiva dell’antibiotico prescritto per curare l’infezione, si trascina ormai da almeno 50 anni. Praticamente, appena dopo qualche decennio dalla scoperta degli antibiotici, farmaci che hanno rivoluzionato il trattamento delle infezioni, la resistenza antimicrobica ha iniziato la sua sotterranea crescita negli organismi colpiti dalla malattia.
Da una quarantina d’anni tutto il mondo ha intensificato la lotta contro questo micidiale fenomeno e la battaglia è diventata una vera e propria priorità medica. Due sono i fronti d’attacco sui quali si dirige la scienza: la scelta più mirata nell’utilizzo dei farmaci indispensabili alle cure (antibiotici) e la fornitura sempre più aggiornata di una legislazione che governi la medicina (umana e veterinaria) in questa scelta.
Che cos’è l’antimicrobico resistenza
L’AMR è riconosciuta come la reazione abnorme di un germe contro la sostanza (antibiotico/antimicrobico) che lo combatte. Gli antibiotici sono essenziali per debellare batteri capaci di riprodursi autonomamente e che possono provocare malattie acute e patologie croniche agli organi bersagliati. L’antimicrobico resistenza (comunemente conosciuta in campo internazionale con l’acronimo AMR) è la sopravvenuta capacità di resistenza del microbo a un antibiotico precedentemente in grado di combatterlo. Questo fenomeno di ostilità del batterio alla sostanza antibiotica è la conseguenza di un suo utilizzo errato, talvolta abnorme, da parte dei pazienti.
Quant’è l’incidenza del fenomeno
L’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) ribadisce da tempo come l’AMR rappresenti una delle 10 maggiori minacce per la salute pubblica, a causa dell’impatto epidemiologico ed economico del fenomeno[1]. Sempre l’OMS riferisce che gli antibiotici stanno diventando sempre più inefficaci man mano che la resistenza ai farmaci si diffonde a livello globale, mentre il costo sociale in ricoveri, cure e mancata produttività dei soggetti colpiti rappresenta una voce importante sul bilancio sanitario di ogni paese. Ultimamente persino la resistenza agli antivirali sta facendo la sua comparsa nei malati che necessitano di questi ultimi farmaci e solo le perdite umane europee causate da AMR assommano oggi ben 25.000 pazienti l’anno, mentre nell’intero pianeta il numero di decessi è salito a 700.000[2]. Nel settore veterinario i costi sono calcolati anch’essi in perdite economiche per inefficaci terapie, ma sono anche quelli di una mancata produzione o della disseminazione di germi antibiotico-resistenti nell’ambiente.
Cosa si sta facendo nel mondo
La piattaforma multi-stakeholder è l’ultimo strumento di difesa ed attacco all’AMR messo in atto dalle quattro più grandi Organizzazioni mondiali del pianeta, FAO, OMS, UNEP e OIE-WOAH.
Questo strumento da poco elaborato prende spunto dalla visione medica che va sotto il nome di One-health concept, ossia una visione che ingloba non solo la medicina umana e veterinaria ma anche la questione “ambiente”, dal momento che gli ultimi segnali hanno evidenziato il fenomeno dell’antimicrobico resistenza persino nelle malattie delle piante. Ecco perché la piattaforma è formata dalle quattro più grandi organizzazioni mondiali del settore: la FAO, Organizzazione mondiale per il cibo e l’agricoltura; l’OMS, Organizzazione mondiale per la sanità; l’UNEP, Organizzazione mondiale per l’ambiente e l’OIE-WOAH, Organizzazione mondiale per la sanità animale.
L’intenzione è quella di indirizzare tutte le loro iniziative contro l’antibiotico resistenza verso un unico canale che raccolga e metta a disposizione tutta la produzione scientifica e le migliori strategie, scoperte e tecniche mediche utili nella lotta all’AMR, che molti preconizzano possa raggiungere la cinquantina di milioni di morti nei prossimi anni se lasciata andare alla deriva. L’iniziativa pertanto ha lo scopo di riunificare i risultati delle singole organizzazioni, condividerne i successi e canalizzare le risorse in efficaci miglioramenti nei tre settori suddetti, vale a dire umano, veterinario e ambientale.
Qual è il ruolo della Medicina Veterinaria
In campo veterinario ci si è mossi su due fronti: la prevenzione delle malattie negli animali, specie quelli allevati, chiedendo agli allevatori di innalzare la biosicurezza ed il benessere dei soggetti in allevamento, modificando necessariamente l’approccio terapeutico per gli antibiotici, giustificato sempre di più da una scelta mirata dell’antibatterico più specifico ed efficace e dall’utilizzo più frequente dell’antibiogramma nella scelta della cura.
Per questi motivi si è giunti ad arricchire la dotazione del medico veterinario di specifiche linee guida di cura[3], nonché di una molteplice produzione internazionale di documenti che richiamano l’utilizzo prudente di questi farmaci. Ciò al fine di ottenere il doppio risultato di combattere l’AMR, ma anche di prevenire sempre più il pericolo di residui farmacologici nei prodotti alimentari, come vogliono sia la legge sia i severi controlli nella filiera produttiva, fino agli scaffali dei punti vendita per noi consumatori.
Un esempio recente di un mega progetto basato su questi indirizzi di medicina veterinaria è quello nato in ambito zootecnico tra giganti delle Istituzioni di ricerca medico-scientifica in due grandi aree geografiche, Cina ed Europa). Il progetto, partecipato da scienziati di centri di ricerca mondiali, è portato avanti direttamente da tre soggetti: la Commissione Europea, i Ministeri dell’agricoltura, delle scienze e delle tecnologie della Repubblica Cinese e da FVE, la Federazione dei veterinari europei. L’obiettivo concreto è quello di ridurre l’AMR in suini e pollame nei due continenti.
Per comprendere l’importanza di un simile progetto basti citare alcuni dati: 500 milioni di suini in Cina e 250 in Europa ai quali vanno sommati le diverse decine di miliardi di polli nei due colossi continentali. Una graduale riduzione del fenomeno porterebbe a un rilevante successo nella riduzione dell’AMR nel settore zootecnico globale e conseguentemente abbasserebbe l’utilizzo di antibiotici e il rischio di ritrovare residui di molecole antibiotiche nell’ambiente e nelle derrate alimentari.
I risultati raggiunti in Europa e in Italia per la limitazione del fenomeno
L’AMR è un fenomeno trasversale che fa la sua comparsa quasi mezzo secolo fa, sia nell’uomo, sia nell’animale e successivamente anche nei vegetali. Dalla fine degli anni ’80 sono scattate (e gradualmente incentivate) severe misure d’allarme. Già nel 1986 la Svezia, prima nazione europea a creare piani di lotta e a mettere paletti sull’utilizzo di antibiotici in allevamento, creò i presupposti per sensibilizzare la sanità dell’Unione Europea, tant’è che la Commissione iniziò a produrre disposizioni e regole sempre più stringenti nell’utilizzo di questi medicinali.
Nel giro di pochi anni, a cavallo tra l’ultimo decennio del secolo scorso e il primo di quello corrente, vennero pubblicate diverse direttive, confluite poi in un vero e proprio manuale di comportamento veterinario europeo, uscito nel 2015 direttamente dagli uffici della Commissione Europea come documento di riferimento del settore[4].
Già però l’Italia non era stata con le mani in mano e dal 2013 aveva cominciato a progettare una piattaforma di raccolta dati del fenomeno AMR, tant’è che un paio d’anni dopo nacque Classyfarm, uno strumento digitalizzato di misurazione ufficiale del consumo di antibiotico in allevamenti bovini e suini. Questa piattaforma è ora dominio del settore e archivio dei consumi antibiotici in zootecnia di tutto il nostro paese. Con Classyfarm il veterinario ufficiale, quello aziendale o quello di fiducia dell’allevatore sono in grado di misurare tutto il consumo di farmaci in azienda, ma soprattutto degli antibiotici, tenendo quindi monitorati i fenomeni di AMR.
Il cerchio si è chiuso tre anni fa, esattamente nel 2019, con l’entrata in funzione obbligatoria della Ricetta elettronica veterinaria (REV)[5]. Adesso l’allevatore riceve immediatamente in azienda, appena formulate diagnosi e terapia, la sua ricetta digitalizzata e acquista, via web, i medicinali in farmacia (tutti, compresi gli antibiotici). Immediatamente fornito il medicinale, viene caricato dalla farmacia stessa su Classyfarm, la piattaforma che poi ne registra carico e scarico dall’armadio terapeutico dell’allevamento, sempre in collegamento però con il data base centrale. Questo, a comando del Servizio Veterinario Nazionale, crea la statistica di ogni azienda agricola, di ogni ASL e infine del Ministero.
Tutto questo sistema va a implementare il conteggio del globale utilizzo di antibiotici zootecnici di tutto il nostro paese, consentendone poi una comparazione e le relative considerazioni degli esperti sull’utilizzo degli antibiotici, come pure sulle reazioni di AMR registrate in allevamento, in comparazione con i conteggi negli ospedali delle varie aziende sanitarie. Un grande risultato che in alcune regioni è già operativo.
Risultati raggiunti e conclusioni
Sia in Europa sia in Italia il fenomeno è costantemente nell’agenda delle autorità sanitarie: i risultati lo dimostrano e il nostro paese è tra quelli più virtuosi. In Italia continua, infatti, il trend positivo nella riduzione degli antibiotici in allevamento. Il nostro paese ha confermato con due dati questo trend. Il primo riguarda il periodo che intercorre tra il 2011 e il 2016, dichiarando che, conti alla mano, la vendita di antibiotici da utilizzare in allevamento sono diminuiti del 41,1% nei cinque anni. Dato, questo, riportato in una recente Relazione sul Piano nazionale di contrasto all’antimicrobico-resistenza[6].
Il secondo dato riguarda invece un periodo ancora più lungo e testimonia un primato italiano citato anche dal Ministero della salute: nel lasso di tempo di oltre un decennio, quello che va dal 2010 al 2021, si è registrata una contrazione totale del 58,8% di antibiotici a uso veterinario. Ciò dimostra concretamente che la sistematica formazione veterinaria e l’assistenza in allevamento stanno funzionando perfettamente.
Bisogna anche riconoscere che gli allevatori stanno maturando una riconosciuta consapevolezza e lungimiranza: hanno compreso rapidamente che minori trattamenti sono funzionali all’azienda (e anche al portafoglio) e per questo il problema va di pari passo con la biosicurezza dell’azienda e il benessere della mandria, entrambi strumenti che aiutano molto gli animali a rimanere più sani e più produttivi.
Nel frattempo, va detto che anche l’Europa intera sta facendo passi avanti. Un recente risultato è stato pubblicato nel Rapporto 2022 di ESVAC (Osservatorio di Sorveglianza sul Consumo di Antimicrobici in Europa) sul consumo di farmaci del 2021 per come è stato riportato ufficialmente da 25 Paesi Membri, confermando che nel periodo 2011-2021 i trattamenti antibiotici agli animali da produzione hanno registrato la ragguardevole diminuzione del 47%[7].
Altrettanto interessante è un altro resoconto europeo sulla medicina veterinaria dei 27 paesi UE. Certificato dalle sue massime organizzazioni di competenza sui medicinali, il 30 giugno 2021 l’EFSA (Authority Europea per la Sicurezza Alimentare), l’EMA (l’Agenzia Europea del Farmaco) e l’ECDC (il Centro Europeo per il controllo delle malattie) hanno ufficializzato il sorpasso virtuoso della veterinaria sulla medicina umana in questo campo. Le tre Agenzie sanitarie hanno confermato che, grazie ai comportamenti rigorosi sull’utilizzo di antibiotici da parte di veterinari e allevatori, l’utilizzo globale di antibiotici, calcolato sulla massa corporea di pazienti umani e animali, si è attestato su livelli inferiori a quelli del settore umano.
L’unico neo nel panorama UE è una mancata sinergia d’azione. La critica viene dalla Corte dei conti europea che ha segnalato la mancata azione sinergica contro l’AMR[8]. Sostanzialmente, la prestigiosa e autorevole Istituzione ha rilevato che la Commissione EU ha grosse difficoltà nella cooperazione tra Stati membri, nonostante gli sforzi compiuti individualmente da entrambi i settori operativi (medici e veterinari). In parole povere queste due categorie di professionisti, di paesi diversi, non dialogano fra loro, vanificando in parte i risultati ragguardevoli raggiunti invece da qualche singola nazione, creando al contempo una irrazionale duplicazione di risorse investite.
NOTE
[1]: Organizzazione mondiale per la sanità , Antimicrobial resistance: global report on surveillance, 2014: https://apps.who.int/iris/bitstream/handle/10665/112642/9789241564748_eng.pdf;jsessionid=87F19104D7741882E9FD81AA30EE8DFB?sequence=1
[2]: Secondo i dati diffusi dalla Commissione Europea nel 2017: https://health.ec.europa.eu/system/files/2020-01/amr_2017_factsheet_0.pdf
[3]: Il documento è reperibile sul sito del Ministero: https://www.salute.gov.it/portale/news/p3_2_1_1_1.jsp?id=3486&lingua=italiano&menu=notizie&p=null
[4]: Dalla Gazzetta Ufficiale dell’Unione Europea: https://health.ec.europa.eu/system/files/2016-11/2015_prudent_use_guidelines_en_0.pdf
[5]: Consultabile sul sito del ministero: https://www.trovanorme.salute.gov.it/norme/dettaglioAtto?id=68846
[6]: Il Piano è stato approvato il 2 novembre 2017: https://www.salute.gov.it/portale/antibioticoresistenza/dettaglioContenutiAntibioticoResistenza.jsp?lingua=italiano&id=5281&area=antibiotico-resistenza&menu=vuoto
[7]: ESVAC, Annual report on sales of veterinary antimicrobial medicinal products, 2022, https://www.ema.europa.eu/en/veterinary-regulatory/overview/antimicrobial-resistance/european-surveillance-veterinary-antimicrobial-consumption-esvac
[8]: Corte dei conti europea, Lotta alla resistenza antimicrobica: nonostante i progressi compiuti nel settore veterinario, permane la minaccia sanitaria per l’UE, 2019, https://op.europa.eu/webpub/eca/special-reports/amr-18-2019/it/