Malattie dimenticate: l’ergotismo

Come la contaminazione delle spighe di segale da parte di un patogeno vegetale, noto come Claviceps purpurea, ha colpito duramente le popolazioni europee e americane dei secoli passati.

Siamo in pieno Medioevo e si legge dalle cronache: “Migliaia di persone sono colpite da un male strano, si manifestava con convulsioni o cancrene precedute da forme di allucinazione. Essa può portare a morte o a perdita di membra per effetto della cancrena e con grandi sofferenze”.

È la prima cronaca che abbiamo di una affezione dovuta a tossine alimentari, in particolare micotossine generate da funghi. La medicina del tempo è impotente e allora si ricorre al trascendente, in particolare a Sant’Antonio in quanto i pellegrini del Nord Europa che mangiavano normalmente pane di segale e che andavano a Roma quando erano malati, venivano accolti al di qua delle Alpi in conventi-ospedali dove operava l’ordine ospedaliero degli “antoniani” di Sant’Antonio Abate. Qui potevano mangiare pane di frumento o farro, non immuni dalle micotossine anch’essi, ma molto meno infetti e quindi i poveri sventurati trovavano subito un certo sollievo, facendoli ritenere miracolati dal Santo. È da qui che deriva la seconda denominazione dell’ergotismo in “Fuoco di Sant’Antonio” o “Male degli ardenti”. Questa seconda definizione è conseguente a una attribuzione assegnata a Sant’Antonio Abate per la quale egli poteva trarre dal Fuoco Eterno i condannati a questa pena da parte della Giustizia divina. Infatti, l’ergotismo nel Medioevo era assimilato a una pena infernale inflitta in vita.

Fu solo nel 1777 che l’abate Teissier dimostrò che, somministrando della polvere di certe formazioni che crescevano sulle spighe di segale ad anatre e oche, si manifestavano i sintomi della malattia. La somministrazione della farina di segale confermò il verificarsi della stessa malattia. Si comprese, quindi, che quelle formazioni sulle spighe altro non erano che dei corpi fruttiferi, detti “sclerozi”, di un fungo (Claviceps purpurea), che contengono vari alcaloidi velenosi. Di questi ne sono stati isolati ben 40. Questi sono riconducibili a tre classi: le clavine, gli ergopeptidi, detti anche “ergotamine”, che sono dei derivati dell’acido lisergico o LSD, e le ergotaminine, derivate quest’ultime dall’acido isolisergico.

In coloro che si alimentano con farine contaminate da segale cornuta esse producono turbe eccitative e allucinazioni, oppure forme cancrenose degli arti dovute a fenomeni vasocostrittori da parte di questi alcaloidi, oggi sfruttati nella cura delle emicranie.

La malattia è conosciuta anche come “ergotismo” dal francese “ergot”, traducibile come sperone di gallo, nel senso che il corpo fruttifero del fungo fuoriuscente dalla spighetta assomiglia a questa parte anatomica delle zampe dei gallinacei. Il monaco Ademar de Chabanne (988-1034) in relazione ad alcuni avvenimenti capitati nel Limousin francese, parla di un’epidemia che ha fatto morire 40.000 persone, mentre a Parigi nel 1029 un’epidemia di ergotismo ha causato 14.000 decessi. Le annate dell’XI sec. nelle quali l’ergotismo fu particolarmente virulento sono ben cinque: 1029 appunto, 1042, 1076, 1089 e 1094.  Alcuni pittori hanno raffigurato questi flagelli, come per esempio Bruegel il Vecchio.

Nel 1692 in America del Nord otto ragazze a Salem presentarono comportamenti strani e “posture indecenti”. Hanno raccontato l’episodio due film: “Le streghe di Salem” e “La seduzione del male”. A quei tempi di fronte a mali sconosciuti si parlava facilmente di stregoneria e quindi di condanne a morte. Solo 300 anni più tardi si comprese invece che probabilmente si era trattato di ergotismo.

Ancora, nel 1772 Pietro il Grande, partito per combattere i turchi, si vide l’esercito decimato da un’epidemia di ergotismo. A Sologne, in Francia, nel 1780 si parlò di una malattia strana a cui venne dato il nome di “Cancrena dei Solognoti”, ma che era dovuta a ergotismo grave. Una delle ultime di queste epidemie è del 1926, in Russia, ove dei contadini si nutrirono di farina di segale raccolta in autunno-inverno poiché la mietitura estiva era stata impossibile. Infine, nel 1970 in Africa del Sud e in India si ebbe notizia di altri casi di ergotismo.

CEREALI DIVERSI, PATOLOGIE DIVERSE

Nelle zone meridionali e pianeggianti dell’Europa erano coltivati esclusivamente i farri, grani duri e teneri, da cui si ricavavano rispettivamente il “pane giallo” e il “pane bianco”. Anche questi non sono immuni dalla Claviceps purpurea ma vengono infettati molto meno rispetto alla segale, ecco perché da noi l’ergotismo è poco noto.

Tuttavia, il problema delle micotossine non finì e dobbiamo ritornare agli anni ‘60 del secolo scorso quando si scoprirono dei prodotti vegetali molto pericolosi, elaborati da funghi microscopici. Nel 1960 in Inghilterra un migliaio di tacchini, pronti per il pranzo di Natale, alla macellazione mostrano una epatite talmente evidente da consigliarne l’incinerazione. Qualche tempo dopo furono delle anatre a presentare lo stesso fenomeno.

Le due cose obbligarono a studiare più da vicino il fenomeno e il colpevole lo si trovò in un panello di arachidi contaminato dal proliferare di una muffa gialla, ovvero il Penicillum flavus. Da una ulteriore caratterizzazione della sostanza si rilevò che si trattava di tanti tipi di Aflatossine B1, B2 (B perché la fluorescenza era blu), G1 e G2 (fluorescenza verde). Ed è questo il punto di partenza della micotoxicologia moderna. Ora tutti gli alimenti per animali e tutti i cereali e i panelli proteici possono contenere queste tossine ed è per tale ragione che sistematiche analisi preliminari sono ora in atto su ogni mangime animale o alimento umano.

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