Agricoltura biodinamica: origini e caratteristiche
Nata circa un secolo fa dalla mente dell’antroposofo Rudolf Steiner, l’agricoltura biodinamica solleva interessi ma anche perplessità. Bene quindi approfondirne le origini e le basi metodologiche
L’agricoltura biodinamica nacque nei primi anni Venti del 1900 dagli insegnamenti di Rudolf Steiner (1861-1925), personaggio poliedrico a tratti bizzarro, fondatore della cosiddetta “antroposofia”, dal greco antico “sapienza dell’essere umano”. Trattasi di disciplina esoterica che afferma di poter studiare in modo scientifico sia la realtà fisica sia la dimensione spirituale, concepite come “un’unica manifestazione divina in continua evoluzione”. Solo negli ultimi anni della sua vita Steiner decise di occuparsi di agricoltura, mescolando ciò che dell’epoca vedeva in campo agrario con i suoi convincimenti più esoterici e spirituali, convinto com’era che ogni forma di vita fosse intimamente legata ai fatti del cosmo. Cosmo dal quale giungevano alla Terra, secondo lui, non meglio precisate energie vivificanti che dovevano però essere canalizzate secondo strumenti e rituali ben precisi atti a beneficiarne. Nello specifico agrario, Steiner sollecitava a un’azienda agricola conchiusa in sé stessa come avvolta in una invisibile pelle (Opera Omnia 327, “Corso sull’agricoltura”, II conferenza). Tutto ciò che veniva utilizzato in essa doveva anche essere in essa prodotto. Cioè il contrario di quanto accade oggi, tempi nei quali i pochi agricoltori rimasti nei campi devono produrre cibo soprattutto per la popolazione ormai urbanizzata, acquistando all’esterno dell’azienda ogni mezzo produttivo, tranne forse il letame per chi abbia allevamenti, e rivendendo la quasi totalità dei prodotti sul mercato agroalimentare. Alle pratiche agricole dell’epoca, basate su letame, sovesci, rotazioni colturali e gran lavoro manuale e animale, l’agricoltura biodinamica aggiungeva e ancora oggi aggiunge l’uso di una serie di “preparati” derivanti da corna di bovino, vesciche di cervo e altre materie prime cui il pensatore austriaco attribuiva il potere di condensare e poi veicolare le succitate energie cosmiche. Forte, infatti, nella biodinamica anche il ricorso all’astrologia, come pure sono presenti i concetti base dell’omeopatia in fatto di diluizioni estreme. Oggi, analogamente a quanto accade in agricoltura biologica, anche in agricoltura biodinamica le aziende agricole devono uniformarsi a specifici standard di processo se vogliono ottenere la relativa certificazione. Peraltro, il forte ricorso a derivati animali come sangue, ossa e visceri, pone l’agricoltura biodinamica al di fuori delle esigenze alimentari “cruelty free” di movimenti come quello vegano e vegetariano.
A seguire, un’analisi puntuale degli standard produttivi redatti da Demeter®, il marchio registrato a livello globale, concludendo con una disamina della bibliografia esistente sull’efficacia dei preparati alla base della biodinamica.
gli aspetti brevettuali
Il marchio Demeter® è il marchio collettivo di tutela internazionale dei prodotti biodinamici, registrato a Ginevra. Questa avrebbe ottenuto l’esclusiva per l’uso dell’espressione “agricoltura biodinamica”, dall’entità depositaria della sua proprietà intellettuale, ovvero l’Università delle Scienze dello spirito del Goethenaeum, in pratica la scuola svizzera di antroposofia.
gli STANDARD DI PRODUZIONE DEMETER®
Come detto, se si vuole poter essere considerati aziende agricole “biodinamiche” è necessario seguire un iter di certificazione e assoggettarsi a specifiche regole procedurali. Il tutto è riassunto nei cosiddetti “Standard di Produzione Demeter®”. Oltre ai principi generali, incentrati su una non meglio specificata “vivificazione” dei terreni, scorrendo tali standard si può apprendere per esempio (pag. 32) che sono proibiti come sementi e materiali da propagazione non solo gli ogm tal quali, ma perfino ciò che da essi deriva o che derivi comunque dall’applicazione di nanotecnologie. Non è dato sapere oggi cosa potrà accadere se e quando verrà recepita la sentenza della Corte di Giustizia europea, la quale nel luglio 2018 ha stabilito che vanno considerate OGM anche tutte quelle varietà ottenute per mutagenesi artificiale, per esempio tramite radiazioni ionizzanti o sostanze chimiche atte ad alterare il DNA di un organismo. In sostanza, per essere sicuri di non violare i propri standard di produzione, gli agricoltori biodinamici dovrebbero forse coltivare solo varietà esistenti prima degli anni ’50, cioè prima che la ricerca iniziasse a ricorrere alla mutagenesi artificiale per migliorare la genetica delle colture. Dovrebbero cioè tornare alle varietà coltivate che esistevano appunto all’epoca di Steiner o di poco successiva. Anche gli ibridi sarebbero di fatto vietati, tranne quelli del mais. Per somma contraddizione, un orzo ibrido non può essere seminato in biodinamica, mentre i mais ibridi sì.
LE CONCIMAZIONI
“L’intensificazione della vivificazione del suolo”, si legge a pag. 8 degli standard Demeter®, deve derivare soprattutto dal letame prodotto dagli animali domestici, con particolare riguardo a quello bovino. Abbastanza naif il test per verificare poi tali pratiche durante i controlli degli ispettori Demeter®, i quali effettuano la cosiddetta “prova della vanga”, avente il fine di valutare la struttura del suolo e la vitalità del medesimo. Limiti decisi anche per la quantità totale di azoto apportato con la concimazione. Tale elemento non deve infatti superare come valor medio, in osservanza delle rotazioni colturali, la quantità che verrebbe prodotta dall’azienda in caso questa allevasse il proprio bestiame, basandosi solo sui foraggi prodotti autonomamente. Se invece lo acquista da altre aziende ciò va tenuto in conto, cercando di rispettare un limite massimo di 1,4 unità di concime per ettaro. E qui già s’intravedono le prime violazioni agli insegnamenti di Steiner, il quale prevedeva un’agricoltura operante in fattorie praticamente a ciclo chiuso. Risulta infatti possibile oggi per le aziende biodinamiche acquistare fertilizzanti organici fra quelli disponibili in commercio, come prodotti secondari della trasformazione, quali i concimi di pura sostanza cornea, farina di ossa, o farina di carne-ossa, ma anche sangue di bue, scarti di peli, penne e prodotti analoghi seguendo in tal modo qualsiasi altra azienda agricola operante nel settore. Unico limite: devono essere autorizzati da Demeter®. Il loro utilizzo, però, appare “flessibile”, in quanto negli stessi standard Demeter® relativi ai prodotti utilizzabili compare la dicitura “quando possibile da animali certificati Demeter® o bio”. Perciò, per deduzione, significa che se non è possibile trovarli certificati, si possono usare anche i prodotti derivanti da agricoltura integrata.
PROTEZIONE DELLE COLTURE
Il disciplinare Demeter per la difesa delle colture appare più restrittivo di quello biologico. Pur ammettendo prodotti come il piretro e l’azadiractina (olio di Neem), a essi aggiungono decotti di quassia amara, macerati di ortica, decotto di equiseto o infuso di assenzio. Questi preparati servirebbero a stimolare la produzione di difese endogene delle piante contro malattie e parassiti. C’è un solo problema, oltre a quello della valutazione della reale efficacia: calcolare il numero di ettari da coltivare a ortica, equiseto e assenzio per sostenere la domanda di tali estratti e macerati se tutta l’agricoltura italiana divenisse biodinamica. Un ragionamento analogo a quello già effettuato per le bovine da adibire alla produzione di letame. Al di là però dei decotti e dei macerati d’erbe, fra i prodotti utilizzabili compare anche qualche pesticida. Di origine naturale, ma pur sempre pesticidi sono. Per esempio spinosad, insetticida commercializzato dalla multinazionale americana Dow AgroScience, ora Corteva AgriScience dopo la fusione con DuPont Crop Protection. Autorizzato nel biologico per via della sua origine batterica, spinosad è ammesso anche in agricoltura biodinamica, pur essendo necessario all’agricoltore richiedere una specifica autorizzazione da Demeter®. Contro i patogeni fungini può essere ovviamente usato zolfo, ma anche bicarbonato di sodio e silicati di sodio e di potassio. Anche il tanto vituperato rame può essere impiegato contro patogeni quali per esempio la peronospora della vite, ma solo fino a 3 kg/ha per anno, fino a un massimo di 15 kg/ha nei cinque anni. Molecola poliedrica, giunge infine il polisolfuro di calcio, dotato di proprietà insetticide e anticrittogamiche. Presenta una maggiore causticità rispetto al polisolfuro di bario per la sua maggiore alcalinità. Alti risultano i suoi dosaggi per ettaro: dai 12 ai 39 chilogrammi per l’unico formulato attualmente registrato e in regola con le leggi italiane. Tale pesticida, oltre a sviluppare uno sgradevole odore di uovo marcio, ha peraltro un profilo tossicologico tutt’altro che favorevole dal punto di vista della tossicità acuta. Chi quindi si è persuaso di poter risolvere i propri problemi con i vicini viticoltori, inducendoli a convertirsi al biologico o a biodinamico, rischia di restare molto deluso.
ALLEVAMENTI E MEDICINALI
Anche l’uso degli antibiotici è oggi contemplato negli standard Demeter® su “bovini grandi e piccoli, camelidi, equini, cervi e scrofe”. Sebbene infatti il loro uso sia tendenzialmente vietato in biodinamica, quel “tendenzialmente” lascia come al solito aperta la porta al loro utilizzo in caso di necessità. Esattamente come avviene in zootecnia intensiva, nella quale l’uso degli antibiotici come promotori della crescita è ormai proibito da anni e le loro applicazioni vengono decise solo dopo visita veterinaria, venendo poi riportate in appositi registri aziendali. Oltre ai patogeni vi sono però anche i cosiddetti ectoparassiti, ovvero quegli animali di ridotte dimensioni che possono generare problemi e disagi ai capi allevati, come per esempio l’acaro Sarcoptes scabiei, agente della scabbia, oppure le larve di mosche, molto abbondanti negli allevamenti. Per fronteggiarli, agli animali colpiti possono essere somministrati una volta all’anno specifici formulati a base di ivermectina oppure doramectina, sostanze attive atte a uccidere tali parassiti, ma non solo. La loro applicazione è consentita in biodinamica anche contro i cosiddetti “elminti”, ovvero dei vermi parassiti intestinali. Ovviamente dopo diagnosi veterinaria, cioè quello che accade anche in ogni allevamento intensivo condotto in modo razionale. Contro zecche e mosconi sono infine ammesse applicazioni locali con piretroidi, ovvero le versioni modificate delle piretrine naturali. Quindi, molecole di sintesi inventate dall’uomo. Anche il già citato spinosad può essere applicato in zootecnia per il controllo dei pidocchi e delle mosche negli allevamenti di pecore e capre. In sostanza, non solo la biodinamica usa abitualmente strumenti chimici per la cura di piante e animali, fatto che non trapela mai a favore del consumatore, ma ricorre perfino a sostanze attive che appartengono a famiglie chimiche solitamente criminalizzate proprio da biologico e biodinamico, ovvero pesticidi di sintesi e antibiotici. Una mancanza di coerenza che caratterizza da sempre tali forme di business agroalimentare.