Glifosate: per EFSA “nessuna area di preoccupazione critica”
L’Autorità europea per la sicurezza alimentare conferma il parere scientifico sulla sicurezza dell’erbicida, in linea con quelli già espressi nel 2015 e confermati nel 2021 dal AGG (Assessment Group on Glyphosate) e nel 2022 da Echa. La parola ora passa a Bruxelles per la decisione finale
Entro il 2023 l’Europa deciderà il destino di glifosate, erbicida in uso dagli anni ’70 e a oggi l’agrofarmaco più studiato e usato a livello globale. La proposta per il rinnovo della sostanza attiva dovrà essere formulata dalla Commissione Europea, proposta sulla quale gli Stati membri saranno poi chiamati a emettere il proprio giudizio finale.
In funzione di ciò, gli agricoltori europei si troveranno di fronte a un bivio: beneficiare ancora di una soluzione dal valore tecnico al momento insostituibile, oppure adeguarsi alla sua assenza con tutte le conseguenze produttive ed economiche che ne seguirebbero. Tale proposta della Commissione, come pure il giudizio finale degli Stati membri, potrà però contare sui molteplici pareri scientifici espressi dalle Autorità preposte, a partire da Efsa, l’Autorità europea per la sicurezza alimentare.
Le conclusioni di EFSA
Il 6 luglio scorso Efsa ha confermato il proprio parere positivo su glifosate[1]
. Un parere che quindi rafforza quanto già noto da alcuni anni, ovvero che glifosate non può essere definito cancerogeno, né perturbatore endocrino, né mutageno, né tossico per la riproduzione, né tossico verso specifici organi bersaglio.
In particolare, EFSA sottolinea che “la valutazione dell’impatto del glifosate sulla salute dell’uomo, degli animali e dell’ambiente non ha evidenziato alcuna area di preoccupazione critica.”
Continuità con i giudizi precedenti
Il recente giudizio espresso da Efsa su glifosate risulta in linea con quello già espresso dalla stessa Autorità per la sicurezza alimentare nel 2015[2], seguito nel 2021[3]
da quello di AGG (Assessment Group on Glyphosate) e nel 2022[4] da quello di Echa (European Chemical Agency).
Soprattutto l’AGG aveva già posto le basi per un giudizio scientifico finale positivo sull’erbicida, esprimendo conclusioni coerenti a quelle di Efsa e di Echa tramite il lavoro degli esperti di quattro differenti Paesi relatori, ovvero Francia, Ungheria, Olanda e Svezia. Questi hanno preparato una monografia di circa 11mila pagine dalla quale non emerge alcuna criticità tale da impedire il rinnovo di glifosate a livello europeo.
La visione agronomica del tema glifosate
Aldo Ferrero, docente di agronomia e coltivazioni erbacee presso il Dipartimento di scienze agrarie, forestali e alimentari dell’Università di Torino sottolinea: “Il glifosate viene impiegato come diserbante non residuale, ad azione totale, nei sistemi colturali arborei ed erbacei e nelle aree extra-agricole. Gli impieghi autorizzati nel nostro Paese non prevedono alcun contatto diretto o indiretto con prodotti destinati all’alimentazione umana o animale. Dal punto di vista tecnico-agronomico il glifosate costituisce, ancora oggi, uno strumento di notevole utilità per la gestione della vegetazione spontanea nei settori agricoli ed extra-agricoli, per la sua notevole efficacia, versatilità e economicità, con poche alternative equivalenti. Va ancora ricordato che, soprattutto il ricorso alle alternative non chimiche, darebbe luogo ad una maggiore onerosità e complessità nell’organizzazione aziendale, sia in termini di parco macchine richiesto, sia di ore di lavoro necessarie, con importanti vincoli nei sistemi colturali più specializzati. Come per tutti gli strumenti utilizzati in agricoltura e, più in generale, nelle diverse attività umane il prodotto va utilizzato comunque con professionalità e buon senso per evitare ogni possibile effetto sfavorevole.”
La visione tossicologica del tema glifosate
Angelo Moretto, professore ordinario di medicina del lavoro presso il dipartimento di scienze cardio-toraco-vascolari e sanità pubblica dell’Università degli studi di Padova, aggiunge che “in attesa dell’opinione completa disponibile per la fine di luglio e dell’intera dettagliata valutazione che sarà resa disponibile alla Commissione Europea in autunno, possiamo già fare alcune considerazioni. Innanzitutto, l’assenza di criticità significa che non vi sono fattori che impediscono il rinnovo dell’autorizzazione del glifosate principio attivo. Pertanto, per quanto riguarda il profilo tossicologico non vi sono effetti che impediscono l’autorizzazione. Fra questi il più importante è certamente quello cancerogeno, per il quale si conferma l’assenza di evidenza, ma anche quelli di interferenza endocrina e tossico-riproduttiva sono stati evidentemente esclusi. Da quanto si può capire dal comunicato stampa, le lacune identificate potrebbero portare ad alcune limitazioni all’uso sia a livello comunitario che nei singoli Stati Membri, ma al momento non è possibile prevedere quali saranno.”
La strada da percorrere
Sebbene Efsa non abbia rilevato alcuna area di preoccupazione critica, tale da sbarrare la strada al rinnovo dell’erbicida, alcune lacune nei dati sono state identificate e richiederanno approfondimenti. Questioni che, stando alle dichiarazioni di Efsa, “non è stato possibile risolvere in via definitiva e che la Commissione europea e gli Stati membri dovranno prendere in considerazione nella prossima fase del processo di rinnovo dell’approvazione”.
Tra le questioni rimaste in sospeso vi sarebbe una mancanza di informazioni sulla tossicità di uno dei componenti di una formulazione a base di glifosate, non specificata nella comunicazione dell’Autorità europea per la sicurezza alimentare. Tali informazioni sono da Efsa ritenute necessarie per portare a termine la valutazione del rischio relativo alla formulazione per i suoi usi rappresentativi.
Per quanto riguarda invece la biodiversità, gli esperti di Efsa hanno riconosciuto che “i rischi associati agli usi rappresentativi del glifosato sono complessi e dipendono da molteplici fattori”, rilevando anche una “mancanza di metodologie armonizzate e di specifici obiettivi di protezione concordati”.
Nel complesso, le informazioni disponibili non consentono quindi di trarre conclusioni definitive su questo aspetto della valutazione del rischio e i gestori del rischio possono prendere in considerazione misure di mitigazione.
Per quanto riguarda invece l’ecotossicologia, i dati disponibili hanno consentito un approccio conservativo alla valutazione del rischio che ha identificato un rischio elevato a lungo termine per i mammiferi in 12 dei 23 usi proposti del glifosato. Non sarebbero invece state individuate criticità circa gli aspetti residuali dell’erbicida, ritenendo che non vi siano preoccupazioni per l’esposizione della popolazione a glifosate con la dieta.
Si attende quindi per la fine del mese di luglio 2023 la condivisione del report esteso di Efsa su glifosate.
In sostanza, il futuro di glifosate dipenderà soprattutto dalle modalità di impiego. Un impiego che richiede solo alcune precise pratiche di mitigazione atte a ridurre la diffusione nell’ambiente dell’erbicida.
RIFERIMENTI
[1] Efsa: anticipazioni della valutazione finale di glifosate – 2023. https://www.efsa.europa.eu/it/news/glyphosate-no-critical-areas-concern-data-gaps-identified
[2] Efsa (2015): “Conclusion on the peer review of the pesticide risk assessment of the active substance glyphosate”. EFSA Journal 2015;13(11):4302. https://www.efsa.europa.eu/it/efsajournal/pub/4302
[3] AGG – Assessment Group on Glyphosate (2021): “Procedure and outcome of the draft Renewal Assessment Report on glyphosate”. https://food.ec.europa.eu/plants/pesticides/approval-active-substances/renewal-approval/glyphosate/assessment-group_en
[4] Echa (2022): “Glyphosate : no change proposed to hazard classification”. https://echa.europa.eu/-/glyphosate-no-change-proposed-to-hazard-classification