Scienza-e-biodinamica

Biodinamica (e non solo): le ragioni della scienza

Dalla diffidenza verso la chimica e la genetica agraria, alle nostalgie per un’agricoltura illusoriamente migliore per l’uomo e per l’ambiente. Una deriva mediatica e sociale in cui la scienza viene spesso mortificata

Il disegno di legge 988 sul biologico, a lungo discusso in Parlamento, è stato alla fine approvato eliminando il termine “biodinamica” dall’art. 1, ma non da altri, il che dovrebbe implicare un riconoscimento legale a un settore indefinito. La vicenda ha comunque reso ancora più attuale la necessità di capire perché le convinzioni «antiscientifiche» siano oggi così diffuse perfino nella classe politica che in molti casi ha difeso i tratti antiscientifici della biodinamica. Non si tratta purtroppo di una vicenda isolata, esempi del successo, anche politico, delle teorie infondate sono numerosi quali il metodo Stamina, le posizioni antivacciniste, il negazionismo della Xylella, i prodotti omeopatici, etc. Al contempo, contro ogni evidenza scientifica è frequente la condanna dell’uso in agricoltura del glifosate, un diserbante sicuro come evidenziato dalle autorità europee, o degli organismi geneticamente modificati, che utilizziamo da oltre 30 anni e che importiamo per oltre il 50% relativamente ad alcuni prodotti. Nonostante ciò, confondendo rischio e pericolo, gli OGM sono ritenuti comunque dannosi dal pubblico, la cui ignoranza sul tema è spesso sfruttata per fini politici.

Una pericolosa "deriva antiscientifica"

Per “deriva antiscientifica” si intende quel fenomeno complesso che porta a rifiutare le evidenze scientifiche e desta non poca preoccupazione sociale. Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella durante la visita al mio Ateneo (Dipartimento di Scienze Veterinarie dell’Università di Pisa, nda) ha perfino indicato esplicitamente che tale deriva blocca il futuro e riconduce tutto al passato. Non al passato «idealizzato», bello e semplice, ma quello reale, costellato da miseria, fame e alti rischi di morte per cause adesso considerare banali. La scienza è al momento l’unico strumento affidabile per favorire il progresso, il benessere e l’uguaglianza, ma richiede tempo, impegno e pensiero controintuitivo.

In che senso il metodo scientifico si contrappone all'intuizione

Il cervello si è evoluto per pensare con rapidità a insidie che adesso disconosciamo. In quel mondo (antico), ritenere che un predatore – e non il vento – stesse muovendo un ramoscello poteva salvare la vita, nonostante il possibile spreco di energia per la fuga. Per la stessa ragione le popolazioni tendevano a cambiare il meno possibile: le novità erano spesso letali. Emozione e paura delle novità potevano quindi salvare la vita a un uomo preistorico. Invece, la scienza analizza i dati e cerca chiare relazioni di causa-effetto, epurando i fenomeni da tutti i fattori confondenti. Un processo difficile in un mondo pieno d’insidie. Il mondo è cambiato, ma la struttura del cervello no. Quindi il retaggio del passato percepito come sicuro e del nuovo percepito come incerto e pericoloso non è mai venuto meno.

Gli agrofarmaci tra percezione e realtà

Non dissimile da quanto visto sopra è il dibattito sui principi attivi di sintesi impiegati in agricoltura: l’evidenza scientifica e i controlli pubblici chiariscono che non pongono rischi concreti per la salute, ma la popolazione li teme sulla scorta di un attaccamento al passato nel quale, crede, non vi fossero rischi. Eppure, i principi attivi, insieme alla genetica, alla fertilizzazione e alla meccanizzazione, hanno aumentato la disponibilità e la salubrità del cibo, contrastando gli stress che per migliaia di anni hanno decimato la produzione agricola, tra cui alcuni naturalissimi patogeni fungini, produttori di tossine cancerogene e debitamente tenute in conto nella normativa. L’aumento delle rese dovuto ai principi attivi ha indirettamente ridotto la deforestazione e gli studi di impatto ambientale chiariscono che i sistemi che li impiegano sono anche più sostenibili di quelli che non lo fanno.

Conclusioni

È quindi importante legiferare basandosi sulle evidenze scientifiche. Se si perde la bussola della scienza si rischia di giustificare scelte irrazionali, danneggiando tutti e favorendo interessi di parte, talvolta di semplice natura economica.

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